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      Al passo con i tempi | Intervista ad Alessandro Cao

      Molte persone, dopo il covid 19, si sono trovate in una situazione particolare; dopo mesi passati a cercare di abituarsi allo smartworking, piano piano si ritornava in sede e c’è chi ,come Alessandro Cao, account manager e nostro coworker, ha deciso di avere un ufficio che non fosse lontano dalla sua abitazione e che gli permettesse di interfacciarsi con altra gente. Ce ne parla nell’intervista per la rubrica Quello che i coworker non dicono.

      1. Ciao! Chi sei e di che cosa ti occupi?

      Ciao, sono Alessandro e sono un account manager per un’azienda islandese che si occupa di vendere macchine per l’industria alimentare.Vendiamo macchine per la carne, pesce e prodotti pronti.Io mi occupo del settore del pesce.

      2. Perché hai scelto di lavorare in uno spazio di coworking?

      L’azienda si chiama “Marel” è presente in 36 Paesi del mondo e ho cominciato a lavorarci venendo da altre realtà del commerciale in aziende italiane multinazionali, dunque mi ero abituato, anche dal Covid-19, a lavorare da casa. Dopo la pandemia ho preso coscienza del fatto che il mio lavoro mi porta spesso fuori e ho dovuto trovare un’alternativa poiché andare a Gallarate, la sede più vicina, non era comodissimo. La scelta era fare come molti miei colleghi che, quando non sono via, lavorano da casa; ho optato per una realtà nuova come il coworking anche perché, come hanno detto altri coworkers, il fatto di stare in casa tanti mesi mi ha sfibrato, volevo avere un minimo di socialità e concentrarmi all’idea di “stare in ufficio”.

      3. Cosa è cambiato rispetto al post-pandemia?

      Ovviamente ci sono molti più vantaggi che svantaggi.L’unico svantaggio è che può capitare che talvolta non hai l’intimità per fare telefonate e devi cercare una stanza/spazio vuoto perché naturalmente ci rendiamo conto, sia io che gli altri, che si può disturbare e che bisogna trovare un equilibrio; all’inizio per me è stato difficile perchè sentivo le telefonate degli altri, poi ho realizzato che si tratta di una cosa da “sopportare”. Molto positiva la possibilità di fare due chiacchiere, confrontarsi e staccare in modo tale che quando torni a casa lasci il lavoro fuori.

      4. Dove ti immagini in futuro?

      Come Elena anche io sono di quelli sempre insoddisfatti e sempre attivi e non so dove mi immagino, io spero di rimanere ancora in questa azienda però il mercato del lavoro è molto frenetico. Lavorando in multinazionale con una mentalità molto americana, rispondiamo agli azionisti che devono avere un certo tornaconto che rispetta le previsioni fatte ad inizio anno dunque l’azienda, come assume velocemente, lascia a casa velocemente. Siamo sempre più numeri e sempre meno persone; tutto è fatto con una velocità estrema. quindi: dove ti vedi? Io spero di vedermi in questa azienda ma non so cosa mi riserva il futuro.