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      Abitudini o necessità? | Intervista a Elena Stanic

      Dopo l’intenso periodo Covid-19 molte persone si sono viste obbligate a cambiare le loro abitudini lavorative. Molti, dello smartworking, ne hanno fatto un beneficio e ne hanno approfittato per sperimentare nuove concezioni di spazio lavorativo, per avere più socialità, per avere degli orari, delle scadenze e degli spazi che permettono appuntamenti, call e riunioni. Ne abbiamo parlato con Elena Stanic, consulente, coach, temporary manager e nostra coworker, nell’intervista per la rubrica Quello che i coworker non dicono.

      1. Ciao! Chi sei e di che cosa ti occupi?

      Ciao a tutti, io mi chiamo Elena e al momento diciamo che mi sono reinventata una carriera come consulente, come coach e come temporary manager mentre fino a sei mesi facevo la manager in una grande azienda.

      2. Perché hai scelto di lavorare in uno spazio di coworking?

      I motivi sono molteplici; il primo perchè ero abituata a lavorare sempre con un team di persone, ero abituata al lavoro di ufficio anche in altri paesi, dopo che sono uscita dall’azienda in cui lavoravo avrei potuto tranquillamente fare quello che sto facendo da casa mia non avendo nessun tipo di impedimento o disturbo. Ho preferito comunque non cadere nel rischio di alienarmi completamente restando isolata come, purtroppo, abbiamo tutti vissuto durante la pandemia per cui la scelta è stata lavorare parzialmente anche da casa ma anche scegliere uno spazio di coworking che consentisse di avere un pò di socialità e confronto con altre persone che, in questo caso, non appartengono al mio mondo lavorativo ma appartengono ad altri mondi e questo è comunque una ricchezza.

      3. Cosa è cambiato rispetto al post-pandemia?

      Il fatto di aver già fatto esperienza con il lavoro da remoto o il lavoro in luoghi che non sono propriamente un ufficio, (ho lavorato anche negli aeroporti), mi ha fatto render conto che è cambiato il concetto di spazio; non è più lo spazio tradizionale dell’ufficio, vedo spazi diversi che possono essere quello di casa propria, quello di coworking e così via..  penso che difficilmente si tornerà indietro.

      4. Dove ti immagini in futuro?

      Io lo dico sempre: anche se non sono più una ragazzina, io non so ancora cosa farò da grande. Quello che pensavo una volta è cambiato strada facendo, i percorsi riservano sempre molte sorprese, io prendo quello che c’è però sicuramente mi vedo in una modalità di lavoro ibrida, remota, smart come quella che sto svolgendo adesso, non credo che sarei più in grado di tornare a dei modelli lavorativi come quelli di una volta.