AI e sostenibilità: quando l'unione fa la forza

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In attesa di parlarne insieme dal vivo venerdì 21 Aprile durante il primo appuntamento targato “The Job After”, in questo articolo cercheremo di approfondire uno dei temi più in voga degli ultimi tempi e i tanti vantaggi che può portare allo sviluppo sostenibile e alle nuove sfide che ci attenderanno nel mondo del lavoro futuro.
Argomento un tempo relegato a film e libri di fantascienza, l’intelligenza artificiale (o AI per abbreviare), è un termine ormai diventato realtà che può comprendere diversi fenomeni e applicazioni. Si riferisce in particolare alla possibilità di realizzare strumenti informatici in grado di replicare capacità e comportamenti tipici del pensiero umano, e comprende quindi quella parte del mondo tecnologico decisa ad entrare in sinergia con i comportamenti e le azioni definite “umane”. L’impatto che l’AI può avere ed ha già avuto su diversi rami della nostra società come l’economia, il lavoro, la comunicazione e la salute è innegabile, tanto da indurre governi e istituzioni a studiare strategie e piani per incentivarne lo sviluppo, la diffusione e la valorizzazione a livello globale; è quindi inevitabile che una volta sviluppatisi, questi possano intrecciarsi con un altro tema pressante per il futuro del pianeta: lo sviluppo sostenibile.
Sottoscritta da 193 paesi delle nazioni unite tra cui anche l’Italia, l’agenda 2030 dell’ONU ha definito 17 obiettivi da centrare per procedere verso un cambiamento di modello di sviluppo che possa superare definitivamente la visione della sostenibilità come una questione puramente ambientale. Sotto quest’ottica, un discorso di applicazione dell’intelligenza artificiale al servizio del raggiungimento degli SDG (Sustainable Development Goals) è già stato avviato, e, sebbene sia forse ancora troppo presto per individuare effetti concreti in tecnologie ancora in fase di sviluppo come quelle dell’AI generativa (software e laboratori di ricerca come ChatGpt e MidJourney sono oramai all’ordine del giorno nelle news di tutto il mondo), per altri casi invece abbiamo già a disposizione diversi esempi di vantaggi o svantaggi da analizzare.
Ormai superata la visione dell’AI come di una tecnologia fine a se stessa e nociva per la nostra società, cerchiamo ora di andare più nel concreto e di proporre 3 situazioni in cui l’intelligenza artificiale è riuscita a contribuire in positivo in contesti diversi.
L’AIDR (artificial intelligence for digital response) è risultata decisiva nella risoluzione dei devastanti effetti che l’uragano Harvey causò nel 2017 a Houston: la combinazione di immagini satellitari e software digitali di riconoscimento e aggregazione di dati social media permisero ai soccorritori di identificare le zone in cui era necessario un intervento più massiccio.
L’Italia può vantare un progetto illustre: la ricerca AMPEL (Artificial intelligence facing Multidimensional Poverty in Elderly) partito da Milano, aiuta a classificare ed analizzare il rischio di povertà multidimensionale degli anziani, riuscendo quindi ad aiutare comuni, enti e servizi sociali in attività essenziali per la promozione della salute.
Ultimo esempio è di tipo economico e viene dalla Finlandia: la startup HeadAI utilizza strumenti di big data e machine learning per aiutare governi e aziende a mappare i cambiamenti nel mercato del lavoro come le competenze necessarie o i nuovi percorsi di sviluppo e formazione, queste possono poi utilizzare i dati per promuovere attività di formazione per i lavoratori del futuro.
Nonostante molti dubbi e stereotipi sull’AI siano ormai stati dissipati, è bene però anche elencare qualche esempio in cui non sempre fare ricorso all’intelligenza artificiale può essere d’aiuto:
Diversi studi hanno evidenziato come i passi da gigante compiuti dalla tecnologia possono però risultare deleteri per l’occupazione: settori come la robotica hanno già diminuito in maniera preoccupante le opportunità di lavoro nel settore manifatturiero statunitense, con effetti negativi per quanto riguarda la disoccupazione.
A livello ambientale è bene segnalare l’enorme utilizzo di risorse che alcuni di questi strumenti necessitano per la propria funzione: alcune applicazioni di cryptocurrency come i bitcoin utilizzano globalmente tanta elettricità quanto il totale di alcune nazioni e l’impatto energetico che queste richiedono sembra essere destinato ad aumentare considerevolmente.
L’ultimo punto vuole essere una considerazione più ampia sulla questione: il rischio, soprattutto per quanto riguarda le imprese e le infrastrutture, può essere quello di concentrarsi sui vantaggi a breve termine, senza considerare vantaggi o danni a lungo periodo: occorre come sempre trovare il giusto compromesso.

Per un discorso ancora più approfondito sull’argomento vi rimandiamo al seminario L’intelligenza artificiale per la crescita economica inclusiva e sostenibile, durante il quale Dario Cerea, Chief Growth Officer di Indigo.AI, approfondirà potenzialità, limiti e prospettive di evoluzione del’AI in risposta alle sfide globali dello sviluppo sostenibile.
Laureato in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano, Dario Cerea guida i team di Marketing e Vendite di Indigo.AI, piattaforma che usa l’intelligenza artificiale per migliorare la comunicazione tra aziende e utenti. Prima di entrare in azienda, ha avuto esperienze in consulenza sia in boutique che in una big4, ed è stato responsabile di tutte le attività di sviluppo commerciale nel mercato LATAM per una scaleup in rapida crescita.
Vi aspettiamo venerdì 21 Aprile dalle 18:30 alle 20:00 presso la Sala Giovanna del Laboratorio Aperto del Complesso di San Paolo (Vicolo delle Asse 5, Parma). Partecipazione gratuita previa registrazione online cliccando sul pulsante sottostante. Accorrete numerosi!