Una delle sfide più grandi del progetto Officine On/Off fin dalla sua apertura nel 2013 è stata quella di sostenere l’autoimprenditorialità e l’occupabilità giovanile attraverso lo strumento del coworking.

Fornire:
- spazi comuni di lavoro, scrivanie condivise, uffici, sale riunioni, (senza dimenticare il b-vakko, imprescindibile spazio ristoro provvisto di moka, macchina del caffè, frigo, microonde e un grosso tavolo da pranzo) a prezzi calmierati
- Un network di professionisti, istituzioni, aziende e soggetti imprenditoriali del territorio
- L’accesso facilitato se non gratuito a consulenze, percorsi di orientamento e formazione per lo sviluppo di competenze tecniche e trasversali
da progetto ha sempre avuto come principale obiettivo il supporto all’avvio imprenditoriale e la crescita professionale di giovani con meno di 35 anni del territorio.
Sulla carta, sì, è tutto molto bello e lineare: non fa una piega.
Ma nella realtà e nella quotidianità dei fatti è tutto abbastanza più complesso e stropicciato.
La verità è che nel 2019, in Italia, a Parma, essere, nell’ordine, under 35, freelance e coworker, è difficile.
La consapevolezza, se non vera e propria scoperta, della capacità imprenditoriale del singolo, dell’io freelance vs the world, nella maggior parte dei casi, arriva dopo.
Quasi sempre si esce dall’università a 25 anni circa, intorpiditi, inesperti, ingenui. Si fanno esperienze all’estero, nelle aziende o in posti che allontanano da un’identità professionale propria, forse perché è l’unico modo per comprenderla veramente e sentirne la mancanza tempo dopo. Ci si fa assumere a tempo indeterminato a 28 anni, per poi capire a 34 che il lavoro che si vuole fare è un altro, ma non si sa come o non ci si riesce a sganciare per paura di perdere quella tanto agognata stabilità.
Sì, perché, nonostante:
- gli oggettivi cambiamenti che hanno investito le dinamiche lavorative e il mercato del lavoro globali in questi ultimi anni
- la crisi, la disillusione, l’immobilismo dai quali la Generazione Y si è trovata costretta a dover necessariamente riemergere nel nostro Paese
…Nonostante ciò, il posto fisso (però un po’ traballa..) e il contratto a tempo indeterminato (che poi perché voler essere a tutti i costi non determinati?), per molti nati tra gli anni ottanta e novanta rimangono ancora e troppo spesso i veri risultati verso cui tendere i propri obiettivi per considerarsi arrivato.
Arrivato dove?
Dove già non si arriva più da quasi 20 anni.
Dove ci hanno detto che sarebbe stato normale arrivare, sì, ma alle elementari, dimenticandosi di avvertirci che le variabili caratterizzano il vivere umano e che il corso della storia modifica e incide sul presente ma soprattutto sul futuro.
Arrivati dove non ha più senso trovarsi, perché il vento è inesorabilmente cambiato e occorre adattarsi, sfondare la porta del qui ed ora, immergersi nel proprio tempo e (ri)costruire il domani.
On/Off da 5 anni accoglie e ricerca gli outsider di questa forma di pensiero troppo stabile ancora generalizzata.
I non arrivati, perché quando sei e sai dove vorresti essere non hai bisogno di arrivare da un’altra parte.
I fluidi, quelli che provano, sbagliano, riprovano, riescono e poi provano a fare qualcos’altro.
I versatili, i multiformi, i resilienti.
Eccoli, i nostri coworker under 35!
Un ambiente stimolante con professionisti di ogni tipo. Per Susanna Oddi, 28 anni, traduttrice nel settore tecnico in inglese e francese, lavorare a On/Off vuol dire questo. Poi, i rapporti umani: “si stringono amicizie che vanno oltre il lavoro”.

Certo, ogni giorno facciamo di tutto per soddisfare le esigenze dei nostri coworker, ma allo studio dentistico ancora non ci siamo arrivati. Giacomo Massoni, 29 anni e dentista, è a On/Off per lavorare ai suoi corsi di formazione online. Per lui vantaggio più grande di uno spazio di coworking è la flessibilità oraria che gli offre, permettendogli di lavorare a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Davide Pagani invece, ventinovenne guida turistica enogastronomica, ha scelto il coworking per concentrarsi e trasformare un’idea in una vera e propria attività imprenditoriale (Bike Food Stories), grazie all’aiuto degli altri coworker professionisti (web designer e grafici per il sito e il logo, copywriter per i contenuti, video maker per il video promo) e alla consulenza dello staff.

Chiara Cocconcelli, 23 anni, e Giorgio Valente, 25, sono invece coworker “di riflesso”: stanno svolgendo i loro 12 mesi di servizio civile presso IBO Italia, associazione di cooperazione internazionale che da 4 anni ormai ha sede a On/Off. Poco importa, anzi meglio: per loro gli spazi sono funzionali per lavorare, oltre che belli. Belli come gli eventi trasversali che vengono a organizzati tutte le settimane nello spazio polifunzionale, e come i momenti conviviali che si creano, come la pausa caffè. Anche loro vivono appieno le opportunità offerte da uno spazio di coworking inserito all’interno di uno spazio collaborativo, come la collaborazione con il centro giovani La Scuola del Fare al piano terra e il supporto di un graphic designer nella creazione del sito multilingue di IBO.

Ma parliamo anche di convenienza economica. Per Alessandro Chitolina, 29 anni, programmatore, la condivisione è chiaramente più conveniente rispetto al costo di un ufficio singolo. In più, venire a On/Off è una scusa per uscire di casa e mettere in moto il cervello.

Maxim Gaina, 28 anni, anche lui programmatore, ha trovato il suo habitat lavorativo a On/Off in quanto “ambiente rilassante e silenzioso” del quale apprezza in particolar modo l’eterogeneità delle competenze professionali.

Proprio come Marco Pesci, CTO e pilota SAPR di Difly Srl, che per la particolarità della sua professione ha sfruttato al massimo la presenza del FabLab all’interno degli stessi spazi per lo sviluppo e la realizzazione di prototipi.

Infine, c’è chi punta ancora più in alto. Marco D’angelo, ventottenne startupper in ambito food e blockchain, scommette addirittura che On/Off avrà la capacità per investire addirittura nella sua startup. “E poi lo spazio è figo”.
