Appena dopo la fine del lockdown, quando timidamente abbiamo riaperto il coworking, avevamo poche certezze e tante paure.
Una su tutte, che il cuore della nostra attività, la condivisione di spazi di lavoro, fosse arrivato a un punto di non ritorno in seguito alle necessarie normative che regolavano il distanziamento fisico tra persone. Le previsioni per il futuro, almeno per quello a breve termine, non erano quindi delle più positive.
Nei fatti, la realtà e in generale l’umanità ci ha stupito ancora una volta, contribuendo non solo a mantenere la community preesistente dei coworker ma addirittura ad ampliarla. Da luglio abbiamo infatti due new entries: Veronica Fralleoni e Angela Wang.
Ci siamo chiesti quindi: cosa spinge due giovani freelance a scegliere il coworking, luogo e approccio per antonomasia basato sulla vicinanza e lo scambio reciproco, ai tempi del distanziamento fisico e della consacrazione pubblica dello smart working? Lo abbiamo chiesto direttamente a loro!

1. Ciao! Chi siete? Raccontateci qualcosa di voi.
VERONICA: Ciao! Mi chiamo Veronica Fralleoni, ho 33 anni, vengo da Roma, sono grafica e illustratrice, al momento freelance. Ho studiato Grafica allo IED di Roma e ho lavorato un paio di anni nei mondi della pubblicità e della comunicazione. Amo disegnare da sempre, per questo ho scelto di approfondire frequentando la Scuola Internazionale di Comics. Ora mi sto specializzando per diventare colorista.
ANGELA: Ciao a tutti! Sono Angela Wang, sono nata a Parma ma vivo a Shanghai da 7 anni. A causa del Covid sono rimasta bloccata nella mia città natale fino a data da destinarsi. Ho fondato quasi 4 anni fa l’agenzia di traduzioni “Ermes China” e, da un anno, ho aperto “Yogalovers”, uno studio di yoga nella bellissima metropoli di Shanghai in Via della Felicità 117 (幸福路). Adoro la pizza piccante con l’ananas e i jalapeños: l’accoppiata dolce-piccante è il meglio del meglio!


2. Come ha inciso il lockdown sulle vostre vite professionali? Raccontateci almeno un vantaggio e uno svantaggio.
VERONICA: Il lockdown è stato un periodo piuttosto intenso. Un vantaggio è stato sicuramente lo sdoganamento dello smart working e dei webinar, che, se usati con sapienza, sono un mezzo molto interessante per lavorare e aggiornarsi. Uno svantaggio per me è stata la mancanza di contatto sociale e la conseguente sensazione di alienazione, perché, non avendo interazioni fisiche con altre persone, diventa molto più difficile trovare fonti di ispirazione e creatività.
ANGELA: Da quasi 2 anni ho lasciato il lavoro d’ufficio in una multinazionale per mettermi in proprio, con l’obiettivo di poter lavorare da remoto e viaggiare. L’anno scorso ho visitato Tailandia , Malesia, Nepal, UK ma con il lockdown mi sono dovuta fermare. Un altro svantaggio è stato smettere di insegnare yoga in presenza fisica e la mancanza dello scambio di energie con gli studenti, ma grazie alla quarantena ho iniziato a impartire lezioni anche online. Nel frattempo, insegno yoga al Parco Ex-Eridania la domenica mattina. Se vi va venitemi a trovare!
3. Come mai avete scelto il coworking? É la prima volta per voi?
VERONICA: Avevo già pensato al coworking come possibilità, ma questa è la prima volta. L’ho scelto perché, essendo freelance, le minacce sono la solitudine e la mancanza di stimoli esterni che possono portare a rimanere nella propria gabbia mentale. Uno spazio di coworking non è solo un’area fisica ma anche, e soprattutto, un luogo di condivisione di pensieri ed energia!
ANGELA: No, anche a Shanghai lavoro in un coworking chiamato CoderBunker, pieno di nerd e geeks. Trovandomi molto bene là e colpita da Officine On/Off per il team e la sede all’interno del parco, ho scelto il coworking anche a Parma.


4. Com’è lavorare in uno spazio di coworking nell’era del “distanziamento sociale”?
VERONICA: Lavorare in un coworking nell’era del distanziamento sociale e delle normative anti-Covid, a parte forse la scomodità, per quanto giusta, della mascherina, non è poi così male. In fondo si applicano delle piccole attenzioni di pulizia e considerazione della salute degli altri che potrebbero diventare virtuose e regolari abitudini.
ANGELA: Onestamente sono abbastanza abituata, in Cina quando i colleghi sono ammalati tengono sempre la mascherina in ufficio. Inoltre essendo di natura timida, il distanziamento sociale è la norma per me 🙂 Però mi mancano tantissimo gli eventi affascinanti e tipici dei coworking, dove incontri sempre gente stimolante con cui condividere esperienze ed informazioni.
5. Come vi immaginate i prossimi mesi dal punto di vista lavorativo?
VERONICA: Mi auguro roseo! Nel futuro continuerò a formarmi perché quando si parla di disegno, grafica e arte in generale, di studiare non si smette mai.
ANGELA: Onestamente non saprei, vivo il momento! A parte gli scherzi, spero che con l’arrivo dell’autunno, si possa finalmente riprendere le lezioni di yoga al chiuso, gli eventi di Officine On/Off e di tutto il mondo.